venerdì 31 ottobre 2008

Carissimi dal 1 di ottobre siamo a Cartagena, in Colombia, in attesa di imbarco per il centro America.Delle difficoltà per questo imbarco vi racconteremo più avanti. Finalmente abbiamo inserito nell'aggiornamento di settembre le foto. Vi parliamo di Colombia e Venezuela assieme seguendo il ns.itinerario: siamo entrati in Colombia dall'Ecuador, poi passati in Venezuela e ritornati in Colombia da nord. In entrambi i paesi convivono il moderno e l'antico.
Siamo entrati in Colombia dalla valle del Cauca, tortuosa e con continui saliscendi di notevoli pendenze. I percorsi delle strade di Colombia sono secolari, non c'è una galleria, non c'è un viadotto e seguono le pendenze naturali delle montagne. Qui, quasi come in Brasile e Argentina, c'è curiosità, grandi e piccoli chiedono, credono che il camper sia una ambulanza, ringraziano per essere venuti, ti danno il benvenidos, ti tranquillizzano sul territorio, sanno e ammetton.o che era realtà la cattiva fama della Colombia e fanno di tutto per farla dimenticare. Ti avvertono che ci sono molti ladroni, i negozi lungo la strada sono protetti da inferriate e ti passano la merce tra le sbarre; ci guardano con ammirazione perchè di turisti ne vedono pochi e tantomeno da soli in camper. Alla dogana, dove per la prima volta hanno preso le impronte della matricola del camper con adesivo transfer, abbiamo incontrato una funzionaria sexi, con giubbotto invernale aperto, siamo sui 2.800 mt, che lasciava vedere un top azzurro scollatissimo: una buona presentazione. Qui le donne hanno abbandonato i gonnelloni della nonna e si vestono per piacere.Sulla strada è un continuo susseguirsi di militari, in assetto di guerra, con blindati e casermette protette da sacchi di sabbia. Anche la polizia, che ferma tutti tranne noi, quando lo fa è più per curiosità.
Abbiamo visitato Pasto e Popoyan e, passando per Cali, ci siamo diretti nella "zona Cafetera" fermandoci ad Armenia e poi a Pereira dove c'erano i festeggiamenti per "la raccolta" del caffè. I parcheggi sono sorvegliati da militari, i tassisti ci raccontano che poco tempo addietro non si poteva andare da una città all'altra senza essere assaltati.Ora le strade, tolte quelle di alcune zone, sono sicure.
Le donne mettono il petto su "coppe" e lo offrono alla vista: il Professore dice che chi non offre non vende.Le donne della zona cafetera e delle pianure sono particolarmente belle e attraenti, spesso vittime di connazionali o false amiche senza scrupoli che promettono lavoro in Nord America, in Europa, in Giappone e che invece o con le buone o con le cattive le inviano alla prostituzione.C'è una notevole differenza tra le popolazioni delle montagne, di bassissima statura e con grosso torace, e quelle delle pianure, provenienti dalla mescolanza di più razze, più alte, più snelle e più disponibili al dialogo.
Alcune notizie sulla guerriglia: essa nacque come reazione all'azione di espropri e repressione imposti dalla destra negli anni '60. A questi campesinos che rivendicavano le loro terre si sono aggiunti giovani studenti e propagandisti provenienti dall'Europa, finanziati dall'Unione Sovietica e da Cuba.Con la perestroica, terminati i massicci finanziamenti, inizia il suo declino. Allora per finanziarsi i guerriglieri ricorrono ad altre fonti. Iniziano i sequestri di persone e le richieste del pizzo per fare passare la droga dai territori da loro controllati.Poi iniziano a comprarla e rivenderla; alla fine diventano loro stessi produttori e spacciatori. Contemporaneamente oltre ad altre organizzazioni con intenti rivoluzionari, si sono formate delle organizzazioni paramilitari, cioè guardie private, a difesa delle fazende dei campesinos che non aderivano alla FARC. Spesso questi paramilitari si sono resi responsabili di omicidi, sopraffazioni e a volte era difficile individuare chi era stato a compiere i misfatti, se la guerriglia o i paramilitari. In questi ns. giorni di permanenza a Cartagena, leggendo i giornali sembra di essere in guerra: i sequestri e gli omicidi continuano; ci sono sentenze contro la Farc, altre contro i paramilitari, denunce e collusioni contitue, militari che arrestano militari, poliziotti che arrestano poliziotti.Ieri, 29 ottobre, 3 colonnelli sono stati esonerati, oggi purga militare per 3 generali e 24 ufficiali.
Le Università colombiane sono ben considerate e i loro laureati ben preparati specialmente in campo medico e chimico. Proprio per avere tecnici molto preparati, la Colombia è diventata il centro della lavorazione della coca e della estrazione della cocaina.Nel tempo la guerriglia ha perso il consenso popolare e incominciato a ridurre la propria influenza politica fino ad essere quasi solamente lotta di narcotrafficanti e produttori di coca contro lo Stato.
Tornando a noi, nelle vicinanze di Pereira per parcheggiare ci siamo immessi in uno spiazzo sulla destra che non dava segnali particolari, invece il camper è sprofondato con entrambe le ruote destre dove era stato scavato un cunicolo per il passaggio di una tubazione. Con l'aiuto di un vicino abbiamo tentato di rimetterlo in strada facendo notevolmente surriscaldare la frizione.( Era la terza volta che la frizione si surriscaldava e con molto odore. La prima in Brasile su uno strappo di strada lastricata di pietre scivolose e sotto un diluvio, la seconda quando siamo stati bloccati dai campesinos: con due camionisti cercavamo una via alternativa, ma dei bambini ci hanno fermato avvertendoci che tra i cespugli, più oltre, dei ragazzi ci avrebbero bucato tutte le gomme. Nel girarci per il ritorno ci siamo infossati e la frizione si è surriscaldata.) Dopo essere riusciti, con l'aiuto di un camion, a rientrare sulla strada Jambo faticava perchè la frizione sembrava di gomma. All'indomani ci siamo recati alla filiale Mercedes. Ci hanno rassicurato che si poteva continuare ll viaggio e di rivolgerci al centro di Bogotà, più attrezzato. Tralasciando di visitare Medellin, ci siamo diretti subito verso Bogotà sempre con il timore che nelle ripartenze in salita Jambo non ce la facesse.Da Armenia la strada si fa ripida, la più ripida di quelle incontrate e con diverse soste per frane o lavori in corso, uomini o ragazzi segnalavano ai camionisti se la curva era libera perchè in due camion non si passava. A Giancarlo è venuto in mente l'amico di zio Gerardo, il Sig. Montorio, che al bar raccontava che in Africa le curve erano talmente strette che l'autista mentre le faceva leggeva la targa posteriore. Qui erano strette e ripide. Però sorprendentemente il camper, condotto sempre con tutte le cautele, è arrivato a Bogotà. Ci è venuto incontro l'amico Osvaldo Heredia che assieme alla Signora Adriana avevamo conosciuto sul lago Titicaca, il giorno del complenno di G.Carlo.Lui insegna all'Università Saveriana e lei, insegnante, dirige volontariamente due biblioteche in zone disagiate. Ci hanno ospitati a casa loro e oltre a farci conoscere Bogotà, ci sono stati preziosi assistendoci nei rapporti con la Mercedes.Un grosso grazie e un bacio ai figli Santiago e Maria Josè. Bogotà è situata su un altopiano delle Ande, tra la cordigliera centrale e quella orientale, nei dintorni ci sono molti vivai di fiori che vengono esportati; è una città molto estesa, con alti palazzi ma pochi grattacieli, le strade sono numerate, ci sono molte linee di autobus, molti quartieri-città. Il suo centro storico è bello e ben tenuto ma non pari a quello di Quito.
La giornata inizia di buon mattino, alle sette iniziano le lezioni scolastiche e molte attività alle sei. Gli anziani fanno ginnastica nelle piazze e nei parchi. Bogotà offre molti servizi: parchi, musei, teatri, biblioteche, centri tecnologici e multifunzionali e quasi tutto gratuito. Ci sono due tipi di fondi-pensione: uno statale con età pensionabile a 57 anni e con circa il 75% dello stipendio, l'altro con pensione a 62 anni con il 90% dello stipendio. La società è divisa per livello: si acquista casa, abbigliamento, auto e si tiene il comportamento a seconda del proprio livello. I quartieri e i condominii sono omogenei al livello a cui appartengono.
Dopo Bogotà abbiamo visitato la Cattedrale del Sale e la cittadina coloniale Villa Leyva lungo il percorso che ci ha portato in Venezuela attraverso Cucuta e S. Antonio. Finalmente abbiamo rivisto le pianure e attraversando una lunga savana con una pessima strada e due fiumi con il traghetto, siamo arrivati a Puerto Ayacucho nello stato di Amazonas. Alla sera ci siamo fermati nel parcheggio dell'ospedale e il giorno successivo ci siamo incontrati con Padre Giuseppe Bortoli, il ns. missionario salesiano di Limena.
E' fratello di Don Antonio, arciprete ad Asiago per 25 anni e degli amici Vittorio e Romanello. E' arrivato in Venezuela a 16 anni ed è stato ordinato sacerdote aP. Ayacucho. Per 24 anni è stato nell'Amazonas profonda, a tre-quattro gg di barca dall'ultima strada e al confine con il Brasile, abitata dagli indigeni Yanomami dei quali è stato uno degli studiosi che sono riusciti a comprenderne ed impararne la lingua a farne dei testi di studio, a convivere con loro e con le loro usanze.Padre Giuseppe, Bepi in famiglia, ha partecipato ad alcuni banchetti funebri mangiando persino la rituale zuppa insaporita dalle ceneri del defunto. E' stato il fondatore del Museo degli Yanomami di Puerto Ayacucho dove ci sono moltissimi reperti trovati negli anni dallo stesso.Poi è stato Vice Vicario del Vescovo di P.Ayacucho, incarico che poco confaceva al suo carattere, e così è ritornato tra gli indigeni nell'isola Carmen di Ratòn. In qualsiasi località passassimo con lui tutti lo chiamavano, lo salutavano con piacere e i bambini gli correvano incontro.Giuseppe ha sempre la battuta pronta, con noi in veneto, con gli altri in spagnolo e la mano veloce al portafoglio. La caratteristica delle battute e la grande generosità è tipica dei Bortoli, che siano di Limena o del Brasile.
Siamo stati accampati all'interno del Vicariato dove siamo rimasti fino al giovedì 11, giorno di gran festa per i 75 anni dell'arrivo in Amazonas dei Salesiani e per festeggiare i 70 anni di sacerdozio di Padre Josè Berno, originario di Riese Pio X. Bellissima festa e padre Berno, attorniato da tutti i presenti che cantavano accompagnati dal Vescovo Mos. Josè A'ngel Divassòn alla fisarmonica, alla consegna del Gagliardetto della Regione Veneto, ha esclamato:" meio de così cosa se poe voere!"
Al pomeriggio ci siamo recati, in camion, all'isola di Ratòn a circa 100 km da P.Ayacucho. All'indomani in barca con Don Giuseppe e con un diacono indigeno abbiamo visitato alcune comunità indigene ubicate sul fiume Orinoco e su alcuni suoi affluenti. Ci sono 20 etnie diverse per lingua e costumi, alcune sedentarie altre nomadi.Tra queste gli Yanomami, i Piaroa, gli Hivi (Guahibo) e gli Ye'kuana.Una etnia, in particolare, è specializzata per fare la clac: la chiamano, offrono da mangiare, birra e musica e loro applaudono, ora l'uno, ora l'altro, magari l'opposto.
Ogni villaggio, anche se piccolissimo, è dotato di scuola basica, di ambulatori, di servizi sociali, tutti forniti di centraline elettriche a pannelli solari, di ambulatori per dentisti e altri specialisti, per riabilitazioni ecc. Vi operano molti medici cubani, si fanno campagne promozionali anche per il bel sorriso e allora mettono i denti gratis a tutti ecc. Dicono che gli Yanomami non si fidassero di tali medici e che li avessero accolti a frecciate. Ci sono sale riunioni e di lavoro. Alcune centraline installate tempo addietro sono arruginite e senza manutenzione. Sull'isola di Raton c'è l'energia elettrica e se viene a mancare entra in funzione un generatore comune. Il centro salesiano ha scuole superiori frequentate prevalentemente dagli indigeni delle comunità lontane che vivono lì tutta la settimana;le ragazze, 85, sono ospitate nella casa delle sorelle salesiane che curano anche la cucina per tutti. C'è una piccola tenuta agricola con allevamento di animali per avvicinare i ragazzi che studiano agraria alla realtà della campagna, varie attrezzature sportive e per le ragazze laboratori dove imparano il cucito e a fare le amache, lavoro complesso che dura più anni.Gli studenti interni lavano la biancheria e si fanno il bagno al fiume. Durante il periodo di vacanza, a turno, devono prestarsi a fare una settimana di "guardia" cioè aiutare per il buon funzionamento del centro.Ringraziamo di cuore Don Giuseppe Bortoli, Suor Emilse, il Vescovo e tutti gli operatori del Vicariato.
Da Puerto Ayacucho ci siamo recati a Caracas rifacendo parte della pessima strada della savana. Alla porta di ingresso del Club Italo-Venezuelano, che è posto su una collina con salita ripida, Jambo non è ripartito perchè usciva la marcia. Siamo stati trainati in un parcheggio. Il Club è favoloso, fornito di tutte le attività sportive e ricreative, con saune, parrucchiere, 5-6 ristoranti e accoglie giornalmente 9-12 mila persone. E' un paese italiano nel centro di Caracas.Con noi sono stati tutti gentilissimi, curiosi di sapere, molto preoccupati e meravigliati che non ci fosse mai successo niente. Sono terrorizzati per la delinquenza comune e preoccupati per la politica di Chàvez, molti sono partiti per Panama, USA ed Europa.Ci sono pareri contrastanti su di lui, la maggioranza negativi, qualcuno ne è innamorato, perchè interpreta il principio cristiano di distribuire i beni del creato a tutti . Certo è che Chavez mantiene senza fare niente metà dei Venezuelani. Basta presentare un progetto e Lui finanzia, fornisce il materiale per farsi una casa e se fatta in proprio paga anche le ore della manodopera.Si è creato un enorme malcostume con affari, compravendite ecc e c'è molto contrabbando perchè ci sono molti prezzi politici lontani dalla realtà e prezzi imposti.Il carburante, che è venduto sottocosto, viene controllato nella distribuzione da militari. Un giorno c'erano 5 militari per controllare un distributore di una sola pompa. Anche le scuole private hanno i prezzi bloccati e se non ce la fanno "che chiudano". I genitori, che partecipano alla gestione e che conoscono i costi, ricorrono a delle "donazioni" per salvare l'indipendenza e il funzionamento al meglio della scuola. Per entrare all'Università c'era un esame di ammissione ma molti studenti, che provenivano dalle scuole pubbliche, nelle quali l'insegnamento principale era l'indottrinamento politico, non lo superavano, Chàvez ha tolto l'esame e così l'indottrinamento continua anche in certe Università. Chàvez ha perso la fiducia di molti governanti, pur di sinistra, del sud-america, perchè inaffidabile, anche se giudicato non stupido. Ha promesso notevoli fondi per la Panamericana che dovrebbe finalmente unire il nord con il sud. Lo Stato Venezuelano, ma sembra faccia tutto Chàvez perchè gestisce la propaganda con enormi e bellissimi cartelli pubblicitari, fornisce molti servizi rendendo non più indispensabili quelli fatti dai molti ordini missionari che ora svolgono attività di supporto e di informazione alle comunità. I missionari vengono stipendiati ed equiparati agli insegnanti. Molti servizi sono gratuiti come l'ospedale, ma di fatto l'ammalato deve portarsi tutto, anche le medicine. Ad P.Ayacucho agli incroci delle strade abbiamo incontrato persone con una cassetta bianca che chiedevano contributi per l'acquisto di medicinali ed attrezzature per l'ospedale locale. I carburanti sono venduti sottocosto, il gasolio costa niente: 3,65 bolivaresx 76 litri.(1 euro=6,2 bolivares) fate voi il conto. E così in Venezuela circolano le auto e i fuoristrada più potenti, le auto più vecchie con motori enormi e senza alcuna norma anti-inquinamento.Anche alcuni generi alimentari, che in maggioranza vengono importati perchè da anni è stata trascurata l'agricoltura così come l'allevamento del bestiame, vengono venduti in determinati negozi a prezzi politici solamente che i cittadini devono fare lunghe code e tornare a casa con una cosa o l'altra perchè i centri sono quasi sempre sprovvisti.Caracas, il solito centro storico, traffico caotico e poco regolato, molti centri commerciali, i consueti quartieri delle città che ci consigliano di non frequentare. Nel fine settimana di ns. permanenza i morti ammazzati sono stati 58. A Valencia un ragazzo di 15 anni è stato matato per un paio di scarpe da ginnastica. A Caracas, la sera stessa dell'arrivo, abbiamo avuto il piacere di incontrare e conoscere la Signora Mariangela Gazzola De Rossi, figlia di Ilva e nipote di Giannino e E De Rossi alla quale abbiamo consegnato un pacchettino che da loro ci era stato affidato. Ci ha raccontato che con il marito Raul era stata a Limena da poco, della sua famiglia e dello scomparso zio Mario. Il fine settimana, lasciato il camper al Club, lo abbiamo passato nella loro casa al mare di Higarote, assieme a tanti amici per festeggiare il compleanno della figlia Adriana. E' stato un fine settimana piacevole con un eccellente cuoco uruguagio, Raul, che ci ha preparato una favolosa parriglia. Nell'occasione abbiamo conosciuto Margarita e Fernardo, lei di origine campana, con i quali c'è stata da subito reciproca simpatia che si è rafforzata durante una cena nella loro casa. Grazie tante a tutti e arrivederci in Italia. Un grazie e un caro saluto anche agli amici del Club Italo-Venezuelano che ci sono stati vicini e di grande aiuto.
Dal lunedì ci siamo accampati presso il centro giovanile Don Bosco della Parrocchia Maria Ausiliadora, accolti dall'impegnatissimo ma sempre disponibile don Mario Fantin di Quinto (TV). Dopo avere interpellato la Mercedes di Caracas che ci ha consigliato gli USA per l'intervento perchè loro non erano provvisti della tecnologia necessaria al ns. mezzo, allegerito al massimo il camper, siamo ripartiti per la Colombia via Maracaibo, strada sconsigliata da tutti per la forte presenza della guerriglia in quella zona ma da noi scelta perchè più piana e più breve, date le condizioni del camper.

Sull'Orinoco con d.Giuseppe e dir.TV locale - Anniversario di don Berno
Cortile del Vescovado - Alla SS Messa i due padri veneti
Indigeni dell'Orinoco
Nel Vescovado con don Giuseppe - Piccoli indigeni

Consegna del gagliardetto ai due padri veneti
con il Vescovo alla fisarmonica - Monolocale indigeno, multifunzionale
Compleanno di Adriana De Rossi Pizzorno - Isola di Ratón: s. Emilse e alunne
I. di Ratón, centro femminile - La prima amaca
Villaggio indigeno - Il compleanno di Adriana De Rossi


Prima del confine con la Colombia abbiamo pernottato presso il comando della Polizia Nazionale e la notte successiva a Rioacha, capoluogo della Guajra, vicino al portone di ingresso di un parcheggio promesso e alla fine negatoci. In realtà la Guajra è zona desertica, priva di vegetazione e quindi luogo non adatto alla guerriglia nè ai trafficanti di droga. Il massimo della vigilanza lo abbiamo trovato da Rioacha a Santa Marta perchè la strada lambisce la catena della Sierra Nevada, ambiente ideale per la raccolta della coca, per nascondersi e per operare nella clandestinità. Un pattugliamento continuo di militari con tanto di cartelli pubblicitari in cui avvertivano che la strada era sotto controllo e che si poteva circolare in sicurezza, era quasi un cordone lungo tutto il percorso.La mattina della domenica ci siamo recati alla spiaggia di Camarones, abitata quasi totalmente da indigeni. Abbiamo pranzato con dei Colombiani i quali a fine pranzo attaccano l'amaca che hanno portato da casa a due palme e con una bella birra bionda fanno un lungo riposino.Verso sera siamo ripartiti per avvicinarci a Santa Marta, passato un piccolo villaggio, poco dopo una curva, Jambo si è fermato perchè non si inserivano le marce. Sopraggiungeva rapidamente il buio e G.Carlo è ritornato all'ultimo picchetto di controllo. Ci hanno offerto la massima assistenza ed hanno avvertito la direzione della viabilità. Poco dopo Jambo è ripartito e così ci siamo portati nel piazzale della caserma, di fianco ad un blindato. Il funzionario della viabilità che è sopraggiunto ci ha detto che lì eravamo "abbastanza al sicuro". Il militare al quale G.Carlo si era rivolto tra l'altro gli aveva detto che lì la guerriglia era controllata, che non aveva gran possibilità di movimento e che normalmente i sequestri si concludevano in un mese. Tutte affermazioni per farci trascorrere una buona notte! I sequestri sulle strade avvengono così: i guerriglieri bloccano la strada e poi vagliano la posizione dei malcapitati, rilasciando chi non ha possibilità di riscatto. Dagli stranieri sperano di avere di più anche per l'intervento delle Ambasciate ecc. Questo sistema è chiamato "lotteria". All'indomani, salutati i militari e il Tenente Lopez che ci ha dato il nominativo di una impresa americana di ingegneria che ripara anche i loro carri armati, siamo ripartiti per Santa Marta dove siamo arrivati senza altri inconvenienti. Da qui ci siamo spostati a Cartagena per prenotare una nave per Panama non essendoci collegamento terrestre con il centroamerica.
Non avremmo mai immaginato che i collegamenti tra la Colombia e il centro america fossero così complessi. I passeggeri dovrebbero uscire solo in aereo, le grosse compagnie non trasportano auto usate, chi le accetta lo vuole fare solo con container per non avere reclami di danni, soprattutto di furti. Una compagnia, quella che ha una frequenza settimanale, ci ha fatto delle quotazioni che ci sembravano altissime perchè ci voleva un container maggiorato per lunghezza ed altezza. 2.325.000 dollari + spese di spedizioniere, del quale ci ha dato il nominativo, + spese doganali e noi dovevamo passare in aereo con giorni di albergo.Il viaggio dura solamente 24 ore. Abbiamo interpellato altre compagnie, una americana avrebbe trasportato solo Jambo su piattaforma a 3.075 dollari + spese portuali. Allora siamo ritornati dalla Compagnia su nominata perchè la ritenevamo più economica e più sicura. Chiamatala tramite lo spedizioniere, con amara sorpresa, questa ha risposto che non aveva i container con soppralzo, illustrati due giorni prima sul catalogo. G. Carlo ha insistito dicendo che il container poteva essere aperto, purchè lo si caricasse per ultimo, cioè sopra gli altri.Lo spedizioniere ha interpellato una decina di altre ditte sempre con la solita risposta negativa. In 5 minuti G. Carlo ha fatto capire allo spedizioniere e per lui a tutti i colombiani e sudamericani che in Europa si lavora molto di più, si è molto più flessibili , si cerca di accontentare i clienti e si lavora con le mani ma soprattutto con la "cabeza" . Naturalmente queste sono le espressioni più riportabili, le altre crediamo che ronzino ancora nelle orecchie dello spedizioniere, rimasto, con la solita faccia di bronzo, impietrito. Nel peregrinare da una compagnia all'altra, su suggerimento di un colombiano, in moto-taxi G.Carlo è andato a sentire anche un trasportatore che operava in altra località verso il confine con Panama. Secondo il colombiano non c'era da avere nessuna preoccupazione perchè era una zona tranquilla. Quando siamo ritornati senza avere trovato la ditta indicata, lo stesso ci ha raccomandato di non andare mai e poi mai piu in quella località perchè controllata dai guerriglieri. Proprio un buon figlio di p.........I colombiani sono gentili, disponibili, curiosi ma quando entri in affari cambiano.
Una compagnia tedesca ci ha offerto la possibilità di andare In Costarica salendo anche noi a bordo, facendo però una tappa intermedia nel golfo di Turbo per caricare banane Del Monte. Il viaggio così durerà 5 giorni. Abbiamo trasmesso i dati a Liana che ha concluso la trattativa. Abbiamo interpellato anche il Console d'Italia, che ha gli uffici a 300 da dove siamo accampati noi. Ci ha confermato le difficoltà e la mancanza di iniziativa da parte dei colombiani di questa zona, la loro mancanza di imprenditorialità che invece hanno quelli di Medellin.Siamo accampati nel parcheggio dell'Hotel Capilla del Mar, sotto una enorme pianta, senza possibilità di allacciamento elettrico perchè qui hanno il voltaggio 110. Spento il frigorifero perchè va solo a corrente elettrica, tiriamo avanti con più di qualche sacrificio e la temperatura e l'umidità tropicali si fanno sentire. Quaranta giorni di sosta forzata, quasi un sequestro con riscatto, visto che per uscire da qui costa quasi come ritornare in Europa! Cartagena, la prima città in cui scesero gli schiavi neri provenienti dall'Africa ha un bellissimo centro storico immerso però in una sconfinata distesa di piccole costruzioni e di baracche dove vivono migliaia di persone in miseria E' una delle zone più povere di Colombia.Gli immigrati italiani, molto più presenti in Venezuela che in Colombia, provengono un pò da tutte le regioni, molti diplomati o tecnici, alcuni si sono "inventati" la professione durante la traversata, ma tutti si sono dati da fare e spesso hanno avuto successo. Sono venuti negli anni '50-60 e, come i loro figli, non si sentono Colombiani o Venezuelani. Se rientrano in Europa trovano una realtà diversa e quindi si sentono senza Paese.In Colombia e Venezuela le persone curano molto l'aspetto fisico: donne e uomini si fanno fare la manicure e il pedicure settimanalmente,molti massaggi, anche i più giovani. Le donne sono spesso rifatte alle labbra, al seno e anche al sedere. Il turismo, specialmente in Colombia, frequentemente viene fatto per consumare droghe a basso costo o fare sesso. La prostituzione non è proibita ma la polizia per contrastarla carica in auto le prostitute (agli stranieri non viene rimproverato nulla) e le conducono in piena campagna, scaricandole dopo averle annaffiate con qualche secchio d'acqua sperando così che si stanchino di venire in città. Molte di loro si vestono da turiste per non farsi riconoscere. Arrivano compagnie di single, maschili e femminili. Le donne rincorrono lo straniero perchè sinonimo di soldi. I maschi locali per questo motivo vedono di cattivo occhio gli stranieri. Molte donne di Germania, Inghilterra, ecc.( noi italiani diciamo del Nord), vanno alla ricerca dell'uomo nero e a volte se lo portano a casa, esclusivamente per i lavori domestici e per "conciliare il sonno". Anche i turisti del sesso italiani cercano la donna nera e per fortuna non minorenne. Le donne Colombiane sono ancora sottomesse agli uomini, brave cuoche e sanno ben tenere la casa ed accudire i figli. Per questi motivi molti stranieri, anche sudamericani, si sposano con colombiane. Abbiamo detto sposano, ma non è il verbo appropriato: qui la prima donna è la sposa, la seconda la moglie, terza e a seguire le amanti. Per sbarcare il lunario si inventato le attività. Per es. prendono 10 sedie e le piazzano sul marciapiede o sulla spiaggia e le offrono in affitto, alcuni aggiungono la vendita di bibite, altri ti offrono il viagra decantandone le prestazioni; i soliti venditori di magliette insistono perchè se indossi già una locale "rossa" ti offrono quella bianca ecc Molti colombiani sono emigrati all'estero e mandano a casa il denaro per il mantenimento della famiglia ma a volte nel paese dove sono formano un'altra famiglia e diminuiscono o sospendono le rimesse creando notevoli disagi. In Colombia la vendita di immobili avviene così: si fà un progetto e lo si pubblicizza vendendone le unità sulla carta. I soldi vanno versati a un Fondo che li gestisce e li versa alla impresa a stati di avanzamento e dopo aver controllato i lavori. Viene di fatto eliminato il pericolo di versare anticipi ad una impresa che può fallire . Altro es. positivo, secondo noi, sono i cimiteri, qui chiamati Giardini di Pace o di Eternità: sono veri giardini e le tombe, tutte , hanno una semplice lapide orizzontale e un gran mazzo di fiori: finalmente tutti uguali! Per spedire un pacco o per cambiare del denaro bisogna lasciare le impronte digitali.
Domenica 12 ci siamo mossi con il camper per caricare un poco le batterie. Purtroppo la frizione slittava come non mai prima. G.Carlo decideva che all'indomani bisognava recarsi a Barranquilla, 150 km da Cartagena, per farla controllare dalla Mercedes che lì ha una filiale per sistemarla definitivamente altrimenti si tornava a casa perchè non era possibile proseguire il viaggio in quelle condizioni. Così è stato, il lunedì siamo partiti ma la Mecedes era chiusa per la festa nazionale di tutte le razze. Era anche il ns. anniversario di nozze e così quel giorno ha festeggiato una razza in più. Siamo andati a mangiare in una bancarella fornita di griglia: mai mangiato così male all'infuori del giorno dopo che, a menù fisso, con 2 euro abbiamo "mangiato" in due (zuppa di verdura, riso abbondante, carne o pollo in pillola,banana lessa caramellata, verdura pasticciata e succo di ???) mosche e pioggia comprese.Il martedì alle 7,45 siamo entrati nell'officina e poco dopo siamo usciti con un collaudatore a provare il camper. Il collaudatore ha confermato, come sosteneva G. Carlo, che bisognava sostituire la frizione. Loro non ce l'avevano ma previdentemente noi l'avevamo acquistata a Bogotà. Due meccanici si sono messi subito al lavoro e il mercoledì alle 11 sembrava tutto risolto avendo anche rimodellato il cambio con il computer alla presenza di G.Carlo che è rimasto impressionato nel sentire che su istruzione del computer gli ingranaggi si disponevano secondo le indicazioni.Quando una simile invenzione verrà applicata all'uomo con la possibilità di rimodellarci a seconda dell'età ideale scelta da ognuno? G.Carlo e i due meccanici sono saliti per la prova ma alla partenza il camper ha cominciato a saltellare. Non sappiamo descrivervi la ns. e la loro delusione. Tutto il pomeriggio i tecnici hanno continuato a telefonare e a inviare e-mail alle Mercedes di Argentina e Brasile e a reimpostare il computer senza risultati. Il giovedì mattina, prima di rismontare il tutto per controllare se c'era stato qualche errore nel montaggio, Carlo ha detto " aspettate, vado a telefonare al nostro meccanico di Limena". Appena Franco Salata della Padova Star ha sentito il problema, ha spiegato che quando si installa una frizione nuova bisogna tararne la pressione con il computer, il camper in movimento e seguendo le istruzioni che segnala il computer stesso. I tre sono partiti subito e in mezza ora la pressione, inizialmente troppo alta, è stata dal computer stesso adeguata ai valori ottimali.I tre sono rientrati sorridenti, Carlo per avere risolto il problema e i meccanici per avere imparato una cosa nuova. In tutto il sud america non esiste un Mercedes con un motore e soprattutto con un cambio uguale al ns. e prima del Messico non avremmo trovato officine Mercedes con le necessarie strumentazioni. La spesa per i due meccanici e per due gg e mezzo di lavoro è stata di euro 93,00. Nel pomeriggio siamo rientrati a Cartagena e a G.Carlo e Yambo è finalmente piaciuto correre più forte che negli ultimi tempi.
Non senza dolore, all'ultimo momento, G.Carlo ha lasciato in Colombia l'unghia del pollice sinistro.

Cittá coloniale: Villa Leyva, antico e moderno
Con Adriana Vanegas Heredia - Ragazza della zona "cafetera"
Zona cafetera - Cartagena e Botero
Colori di Cartagena - Villa Leyva con la consueta birra


La Guayra, laguna di Camarones - La cattedrale del sale
Cartagena di notte

Le antiche mura, dove nel 2007 per una macchiana fotografica digitale sono stati assassinati due coniugi italiani da un ragazzo diciassettenne originario del barrio da cui provengono i due bambini adottati e dei quali parliamo piú avanti.
Il barrio Olaya:


Olaya: Reyna di Cartagena nella sua casa
Olaya, ragazzi
Ragazza di Olaya e Compleanno di Juan Felipe, il Pipe
Quattro calci sull'unico luogo asciutto di Olaya -
L'unghia di G. Carlo lasciata in Colombia
Asilo infantile: elezione della reyna. Si incomincia a quell'etá e si continua in ogni luogo e per ogni etá
E

Bimbi che aiutano la madre a pelare la mandioca.


Prima di lasciare il sudamerica in cui abbiamo percorso 43.000 km, molti dei quali parecchio impegnativi, mandiamo ancora un grandissimo grazie a tutte le persone che ci sono state vicine e con le quali abbiamo trascorso quasi un anno e delle quali vi abbiamo raccontato sul blog. Parlandovi delle Aziende di Zeca e Marina Bortoli come esempio positivo di famiglia veneta emigrata, ci siamo dimenticati di raccontarvi delle ore trascorse con loro che ci hanno ospitato prima in una loro azienda e poi nella loro casa di Rondonopolis. Con noi sono stati di una gentilezza, di una ospitalità, di una generosità uniche. Pensate che al sabato sera dovevano andare ad un matrimonio e hanno voluto che partecipassimo anche noi. G. Carlo ha indossato un abito gessato di taglio perfetto, naturalmente di Zeca, e Adriana era ingioiellata di preziosi di Marina. Alla domenica assieme ai cognati e nipoti, tutti a pranzo in un club e alla sera a gustare una infinita varietà di pizze. G. Carlo va matto per la pizza alla banana con cannella.Per finire, prima di lasciarci siamo passati in un supermercato dove abbiamo fatto la spesa e loro hanno aggiunto molte cose pagando il tutto. I Bortoli sono fatti così. Infinite grazie
Siamo rimasti sorpresi della grande importanza e influenza che in sudamerica hanno i missionari dei vari ordini presenti massicciamente nel campo scolastico, in tutti i gradi comprese le Università. Con le scuole professionali preparano al lavoro, offrono molti servizi sociali dove le istituzioni pubbliche sono molto scarse e carenti. Ci ha molto bene impressionato e per Adriana è stata una sorpresa, l'operare delle suore missionarie. I loro istituti, quelli gestiti dalle salesie di Viche e di Otavalo, quello delle domenicane di Prato e quello delle salesiane di Isola Ratòn ci sono sembrate al top dei pur bellissimi altri centri e collegi visitati, ineccepibili per ordine e brillantezza, con un tocco e una sensibilità tutta femminile.I ns. missionari diocesani in Brasile operano in un paese dove sono presenti molte sette e religioni. Alcuni "padri" di queste vestono in camicia bianca e cravatta e sembrano dei Promotori finanziari. Li si vede andare da una parte all'altra della pedana da cui parlano, con il microfono altissimo, sembrano perfino inveire contro i fedeli, ci sembrano quasi dei venditori di pentole.Alcune sette- religioni sono economicamente molto forti e promettono ricchezze.

Che cosa ci è piaciuto di più sentire di noi italiani e veneti in particolare.
- il sentire quanto forte, e tanto più forte è quanto più lontano è il tempo dell'arrivo in questi luoghi dei loro progenitori, quanto forte è l'attaccamento all'Italia e al Veneto ;
- il constatare con quanta passione e dedizione operano i nostri missionari e missionarie dei vari ordini e quanto siano stimati;
- vedere operare i ns. imprenditori e soprattutto sentire dai locali plaudire loro per come operano come vi riportiamo in questo esempio.
Siamo in Brasile. Una sera in una stazione di servizio si sono avvicinati due signori brasiliani che, riconoscendoci italiani , hanno raccontato che sono dipendenti della ditta Fabbian, produttrice di sali per l'alimentazione animale. I Fabbian sono arrivati negli anni 50 e da una piccola azienda sono riusciti a farne una di livello mondiale che fa concorrenza a quelle canadesi. Hanno raccontato che sono trattati al di sopra di tutte le norme di legge con ogni garanzia anche per i familiari e che giudicavano gli italiani, compresi quelli che gestivano alcune aziende a cui consegnavano i prodotti, delle persone oneste e grandi lavoratori.
Questi Fabbian forse G. Carlo li conosce, uno di loro, Bruno, è geometra, ha studiato a Este con il fratello Valeriano, ha un carattere esplosivo e una risata coinvolgete, parlava loro di un progetto in Brasile con i fratelli. Se sono loro sono di Asigliano Veneto.
-Sentire queste cose assieme alle manifestazioni di gratitudine dateci spontaneamente da alcuni tecnici e da alcuni dipendenti delle aziende Bortoli, dell'Albergo Bella Italia e di altri imprenditori, ci hanno innorgoglito moltissimo.

Dei paesi visitati, quelli che mantengono di più le tradizioni sono la Bolivia, il Perù e l'Ecuador. Quelli che per potenzialità potrebbero essere in testa al benessere e che invece sono i meno affidabili perchè i più indebitati, sono l'Argentina ed il Venezuela. Qui al sud ci sono molte scuole, pubbliche, private e miste e molte Università con corsi serali o nel fine settimana. Le famiglie spendono molto per fare studiare i propri figli ma il livello di istruzione, in generale, è scadente ed è indirizzato per lo più alle materie umanistiche trascurando quelle scientifiche e professionali. Ci è piaciuto molto vedere gli alunni di tutte le scuole, che al sabato sono chiuse, vestire la uniforme. La povertà in sudamerica a volte è data da una scelta culturale, dal voler vivere alla giornata con poco o niente, dall'aspettare che tutto venga dalla natura,che spesso è molto generosa, o dall'alto. Il Cile ed il Brasile sono i paesi del sud con la migliore crescita economica. Il Cile ci è sembrato il paese più organizzato, con le strade migliori e il più sicuro. In generale al sud sostengono che gli americani e gli europei consumano troppo, però quando l'America e l'Europa vanno in crisi e manifestano recessione, qui piangono perchè i prezzi delle materie prime scendono, le rimesse degli emigrati diminuiscono così come i turisti e le opportunità di lavoro per chi vuole emigrare.

Che cosa del sudamerica ci è piaciuto di più:
- i paesaggi dell'Argentina, del Cile, le cataratte di Iguazù, la spiaggia di Corumbao, Salvador, Brasilia, i paesaggi e i monumenti del Perù;
- la gente del Brasile;
- gli sguardi diretti ed espressivi dei bambini di tutti i Paesi visitati;
- la buona abitudine di cedere il posto ai piú anziani in tutti i mezzi di trasporto.

Che cosa non ci è proprio piaciuto:
- il vedere gli anziani di Bolivia, del Perù ed Ecuador chiedere e soprattutto insegnare ai bambini di chiedere la "propina" e non solo per una foto;
- lo sguardo triste e vuoto di tante ragazze-madri;
- la cattiva abitudine dei commensali' ,a qualunque livello sociale appartengano, di lasciare molto cibo sui piatti, rilevato anche da un ristoratore brasiliano che nel suo self-service aveva esposto un cartello con scritto: " prezzo fisso, mangiate a volontà, ma se lascierete del cibo sul piatto dovrete pagare una tassa di 5 reais";
- che le città siano visitabili, per sicurezza, solo in parte e in determinate ore della giornata;
- che la macchina fotografica al collo sia considerata una provocazione;
- di essere spesso visti come dei conquistatori e quindi meritevoli di essere spremuti.
CHE COSA LASCIAMO IN SUDAMERICA: UNA SECONDA FIGLIA RITROVATA, ISABEL CRISTINA MICHELOTTO, DUE NUOVI NIPOTI, NAYRET MARIA E JESUS DAVID e TANTI,TANTI NUOVI AMICI.
Abbiamo i biglietti per il Costarica, finalmente sembra che il 9 novembre si parta! Speriamo, perchè sono saltati gli imbarchi del 26 ottobre e del 2 novembre.
Le adozioni di Nayret e David sono avvenute tramite la FUNDACION INTERNAZIONAL" LOS NIÑOS DE COLOMBIA" FUNINCOL la cui sede principale é in Cartagena de Indias presso il Consolato d'Italia. Gli interventi saranno diretti a migliorare le condizioni dell'ambiente in cui vivono, a dare sussidi per la scuola, per la nutrizione e per altre primarie necessitá. Nelle foto non sembrano bambini bisognosi ma noi abbiamo visto le loro abitazioni e conosciamo le loro condizioni: sono seguiti soltanto dalle mamme. Forse ci sono situazioni, nel nord del Brasile, in Bolivia e parte del Perú ancora piú disagiate, le famiglie vivono in condizioni inimmaginabili, per noi europei. Abbiamo riscontrato che con le adozioni a distanza, versando 250-300 euro all'anno, qui possono fare molte cose. Per es. il centro salesiano di Corumbá, in Brasile, al confine con la Bolivia, con l'introito di 1.200 adozioni italiane e spagnole fa funzionare una scuola per 2.200 alunni con tutte le altre attivitá collegate e soprattutto mantiene gratis tutto il giorno circa 300 bimbi di strada per non lasciarli, finché i genitori o il genitore lavora, in balia di altri familiari che potrebbero abusarne sessualmente.
Un forte abbraccio e a risentirci. Adriana eCarlo
Queste foto si riferiscono a persone incontrate negli ultimi paesi e non inserite nei rispettivi aggiornamenti ma di cui vi abbiamo parlato.

ABBIAMO INSERITO LE FOTO DELL'AGGIORNAMENTO DI SETTEMBRE


Blocco campesinos: compagni di sventura - Alemano che fa il giro inverso al ns.
Atacames: s.Aurelia e don Giancarlo di Prato - Otavalo: s. Salesie nel comedor

Viche: s. Paola nel dispensario

Esmeralda: don Giulio Scarparo
Blocco dei Campesinos: compagni di sventura
Arequipa: con i signori Brugnaro - La Paz: Collegio Don Bosco
Tulcan:p.Giuseppe Alberti e s.Natalina - Otavalo: sala di informatica

Adriana con suor Arcangela nella prima sede di Otavalo
Queste sono le foto dei due bambini adottati dalle nostre nipoti Eleonora e Giulia e che noi con piacere abbiamo conosciuto rendendoci conto delle condizioni in cui vivono. Per rispetto a loro non pubblichiamo le foto delle loro case.
Le due mamme con i bambini - La famiglia di David


Nayrete e mamma
David e Nayret
I nonni e i nipotini