sabato 6 settembre 2008

Barinas 6 settembre 2008.
Carissimi, vi scriviamo da Barinas, città del Venezuela dopo aver lasciato la Colombia nella quale ritorneremo successivamente. Ci siamo lasciati poco dopo avere visitato Brasilia. In breve vi racconteremo che da allora siamo stati in molti luoghi ma vi accenneremo soltanto alcune località perchè il ns. diario non vuole essere un depliant turistico ma il modo di farvi conoscere le varie realtà con fatti e racconti riscontrati e vissuti da noi. Siamo entrati nel Pantanal da nord, fermandoci a Poconè dove abbiamo assistito alla Cavallata Storica. Attraversando oltre cento ponti in legno, alcuni veramente pericolanti , siamo arrivati un Porto Jofre Il Pantanal è una immensa pianura alluvionale, un ambiente incontaminato, un paradiso per gli amanti della natura e presenta una ricchissima varietà di animali.



Di ritorno dal Pantanal siamo ripassati per Rondonopolis e siamo stati ospiti della famiglia Bortoli Zeca, il fratello minore di Arnaldo, il proprietario dell'Hotel Bella Italia di Foz di Iguazzù del quale vi abbiamo raccontato in precedenza.Abbiamo lasciato il camper nel cortile della sede amministrativa del gruppo agro industriale Bom Futuro del quale vi parleremo fra poco e siamo saliti sull'aereo che rientrava da altra azienda. Con la signora Marina e con Zeca siamo volati a Campo Verde una delle sedi principali del Gruppo.Pensate che, partiti con 4 valigie da Foz nel '92, Zeca e Marina con suoi tre fratelli, di origine alemanna, attualmente possiedono 200.000 ettari di terreno e ne coltivano altri 50.000 in affitto. Il Gruppo è composto da 22 aziende da 5.000 a 13.000 ettari l'una. Ognuna è autonoma, ha un dirigente e un agronomo. Coltivano soia, mais, cotone, fagioli, riso, sementi selezionate, allevano bovini, la piscicultura e producono energia elettrica.Stanno aggiungendo altre vasche di allevamento del pesce e un nuovo settore per l'ingrasso di bovini, inizialmente 3.000, che verranno allevati in recinti mobili per rendere fertilizzati, con il letame prodotto, i terreni ora non coltivabili. Hanno campi sperimentali, coltivano e lavorano il cotone introdotto nel Mato Grosso solamente da 10 anni. Hanno 3.000 dipendenti, parte dei quali vive in case appositamente costruite nelle varie aziende, altri abitano in paesi vicini e vengono portati al lavoro con autobus aziendali. Ogni azienda ha una fornitissima cucina con mensa lucidissima, una cappella, un campo sportivo, giardini, ecc. Dall'unione della creatività italiana e della precisione alemanna sono nati tanti angoli "svizzeri" e in questi luoghi risaltano ancora di più. Hanno difficoltà a trovare manodopera specializzata.
In Rondonopolis c'è la sede amministrativa, un parco aerei, un club con piscina per i dipendenti. Ora a Zeca si è unito il fratello Jaime con la moglie Nelza con i figli; essi si dedicheranno all'allevamento dei bovini. Ci piace ricordare questa famiglia per la calorosa accoglienza e la simpatia che ci avevano già dimostrato a Veranópolis. Pensate che Jaime stava per diventare sacerdote. Tornato a casa per le vacanze, ha trovato i vecchi genitori in difficoltà perchè l'Arnaldo ed il fratello maggiore se ne erano andati in cerca di opportunità di lavoro essendo la Colonia troppo piccola per tutti. Ha chiesto 6 mesi di permesso e poi, visto il bisogno continuo della sua presenza, ha lasciato gli studi per accudire i genitori, i fratelli minori e mandare avanti l'azienda. Quello che maggiormente ci ha colpiti è stato il riscontrare che nonostante le dimensioni delle aziende i loro titolari siano rimasti persone semplici,, cordiali e altruiste, virtù che aggiunte alle altre dimostrate da Arnaldo e familiari, fanno dei Bortoli una famiglia veneta che fa onore al nostro Paese (hanno tutti mantenuto la cittadinanza italiana) e per noi il conoscerli e lo stare assieme ha creato una amicizia e una esperienza indimenticabili. Grazie di cuore a tutti.
Vi abbiamo parlato diffusamente di questo gruppo per dirvi che in Brasile per chi ha volontà e capacità di intraprendere una attività c'è ancora la possibilità di svilupparsi e di creare ricchezza per sé e per i propri dipendenti.

Coltivazione del Cotone - Consegna del GAGLIARDETTO a Zeca-Nella cucina di una mensa aziendale



Un aereo del gruppo - dall'aereo Vasche di Piscicultura


Nei dintorni di Rondonopolis siamo entrati in un campo dei Sim Terra: queste persone sono un grosso problema sociale per i brasiliani. Quando uno non ha mestire o arte o non ha voglia di lavorare o è stato particolarmente sfortunato, si rivolge a queste "Organizzazioni" che in realtà non hanno alcuna regola e segue le indicazioni di un coordinatore, il quale, individuata una azienda trascurata o non custodita, li guida ad occuparla creando un nuovo insediamento. I Sim Terra godono di contributi del Governo centrale e di quello locale, a differenza di altri cittadini, magari in condizioni ancora peggiori ma che non aderiscono a tali gruppi. Non è proibito loro lavorare ma devono fare solo lavori saltuari. Quando occupano una azienda il Governo dà un indenizzo al proprietario.Solo un 5% dei Sim Terra riesce a condurre le aziende che occupano, i rimanenti 95%, dopo 2/ 3 anni le rivendono e si intascano i soldi. Per questo i brasiliani più benevoli li chiamano "scrocconi" altri invece "I senza vergogna". Noi siamo stati accolti calorosamente, si sono fatti fotografare con piacere ed abbiamo bevuto il caffè assieme. Questo loro atteggiamento non è però piaciuto al coordinatore.

Famiglia di Sim Terra


Dal Mato Grosso del Nord siamo passati a quello del sud e a Campo Grande abbiamo conosciuto la famiglia Santi, come avevamo promesso al sig. Vittorio Santi di Selvazzano Dentro. Anche da loro abbiamo ricevuto una accoglienza e una ospitalità calorose. I Santi sono un altro esempio della volontà e capacità dei nostri discendenti di crearsi delle opportunità di lavoro perchè, partendo da Santa Caterina, si sono diretti al Nord, prima in Paranà e poi nel Mato Grosso creando delle aziende agricole e alberghiere. Ringraziamo il sig. Osmar e sua moglie per averci fatto conoscere la città e per i momenti piacevoli che ci hanno fatto trascorrere anche con le sorelle.




I fratelli Santi



Dal Brasile ci siamo diretti verso la Bolivia passando la frontiera a Corumbá: questa strada per Santa Cruz della Sierra è percorribile solo nella stagione secca e sta per essere asfaltata. Non ci sono strade più disastrate di quelle che stanno per rifare: enormi scavi, tratti senza fondo, ci hanno fatto passare per campi vergini,, un vero inferno.Abbiamo comunque trovato la "pensione California" con antenna satellitare, dove in mezzo alle casse di birra e bitite varie abbiamo assistito alla partita Italia-Francia!
A Santa Cruz siamo stati ospitati nel centro Don Bosco dove abbiamo incontrato il simpatico padre veneziano don Giorgio Milan, molto gentile e premuroso che ci ha messo a ns. completo agio.
Santa Cruz: solo il centro ha l'aspetto di una città, il rimanente è un susseguirsi di baracche, piccole costruzioni, mercati, banchi sulla strada; si mangia dappertutto, si butta tutto per terra; molte strade sono di terra e la polvere è regina, ci sono molti taxi promiscui , poca illuminazione e tutto questo ci ha ricordato tante piccole città cinesi.
Dopo una delle peggiori strade boliviane ci siamo immessi in una delle migliori, quella che porta al sud della Bolivia e al nord dell'Argentina. Poco traffico, ci siamo fermati a vedere la partita con la Spagna e a parte la sconfitta calcistica, sembrava un momento rilassante. Sul percorso abbiamo trovato un incidente. Un pullman era sbandato e si era fermato sul parapetto di un ponte: l'autista, che aveva preso sonno, era fuggito; delle donne, una in particolare ci pregava di darle un passaggio e di caricare delle grosse "balle di coca" che stava portando al mercato di Yacuiba. Pensate che sul pullman era scritto Bus Ecologico anche se pieno di sacchi di coca che da la Paz queste signore andavano a vendere al mercato. Abbiamo ripreso il viaggio, il traffico era veramente scarso. Il motivo lo abbiamo riscontrato dopo poco: la strada era stata bloccata da sbarramenti posti dai "campesinos ed altri" per protesta a seguito dello svolgimento delle elezioni amministrative locali. E così assieme a molti camionisti, alcuni dei quali avevano la famiglia al seguito, abbiamo vissuto anche questa esperienza: tre giorni di sequestro nei quali abbiamo visto dall'interno come funzionano questi organismi.Sul sequestro abbiamo molti appunti e foto per un consistente reportage.

La signora "Bolivia" con foglie di coca - Campesinos
Bimbi di campesinos - Benedizione propiziatoria


Finalmente siamo arrivati a Salta dove abbiamo fatto il tagliando al camper, prima di ritornare nel nord del Cile, nella zona desertica di Atacama. Ora pensiamo di essre stati fortunati perchè il giorno successivo ci siamo recati a visitare la Quebrada di Cayafate e al ritorno, alle ore 16 ci siamo fermati per scattare alcune foto , Jambo non è più ripartito. Abbiamo chiamato la Mercedes di Salta e i meccanici dell'assistenza sono arrivati alle 20. Distavamo 200 km. e siamo rimasti, con vento gelido, fino alle 23,30 prima di ripartire per Salta. C'era turbolenza d'aria nelle condutture del gasolio.
Nei giorni successivi abbiamo visitato la Quebrada de Humahuaca , Pumamarca e poi il deserto di Atacama
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Pumamarca: collina dei sette colori-Gigante di Atacama - Nomadi - Salina di Atacama
Salina di Atacama

Da qui siamo entrati in Perù fermandoci ad Arequipa dove abbiamo incontrato i coniugi Brugnaro di Marsango con i quali abbiamo visitato la città.
La signora è originaria di Arequipa e lì il nipote fa la guida turistica.Al pomeriggio, mentre stavamo rientrando al parcheggio dove era custodito il camper, in zona centrale, il Brugnaro si è accorto di un tizio che si staccava dagli altri e ha gridato "eccolo": il tizio aveva puntato la mano alla tasca anteriore ma Orfeo è riuscito ad afferrargliela e ha continuato a ripetere ad alta voce "farabutto". Giancarlo si è abbassato per proteggere la macchina fotografica al collo che teneva stretta con una mano e alzando una gamba, ha cercato di fermarlo ma questi con un balzo si è allontanato. I soci , brutti ceffi, visto la mal parata, si sono dileguati. Tutte le persone che erano attorno non hanno fiatato, solo una donna che era dall'altra parte della strada continuava ad imprecare non Sappiamo se contro noi o i mancati ladri. Da Arequipa ci siamo recati al Canion del Colca superando due volte i 4.910 metri e quindi alla Cruz del Condor: grande spettacolo al mattino dalle 9 alle 10 per l'imponente volteggiare dei condor, la cui apertura alare raggiunge i tre metri. Da qui a Puno, sul lago Titicaca e poi di nuovo in Bolivia per vedere la Paz. Abbiamo pernottato nella via principale della città presso il Collegio Don Bosco con la calda accoglienza di Padre Luigi Maistrello, di Codevigo. La scuola è frequentata da 5.000 alunni. E' la meno costosa e la più qualificata scuola privata e statale di La Paz: La città sorge in una conca, la parte più bassa è a 3.100 metri e la parte più alta a 4.100 metri di altezza dal livello del mare. Dalla pianura ad Asiago!
Siamo ritornati al Lago Titicaca dalla parte boliviana, a Copacabana, dove sorge un santuario amatissimo dai boliviani di fronte al quale al mattino abbiamo assistito alla benedizione di moltissime auto e di tutti i componenti le varie famiglie. La Benedizione del padre cappuccino era seguita da quella di un Santone, con riti , fumi, versamenti di birra in tutte le parti dell'auto e naturalmente il versamento di soldi nelle sue tasche, completava il rito.
Da qui di nuovo in Perù dove abbiamo visitato Cusco, la Valle Sacra degli Incas e il Machu Picchu. Per fortuna in Perù siamo riusciti a riempire il bombolone di gas propano che ha permesso il riscaldamento notturno perchè la temperatura scendeva a - 10-12 °. Per il miglior funzionamento del motore abbiamo aggiunto al gasolio un 10% di cherosene.Noi, forti dell'esperienza del viaggio in Tibet, non abbiamo avuto grossi problemi per l'altitudine, abbiamo preso delle pastiglie di Diamox, bevuto molti tè di coca e G. Carlo anche alcune pastiglie di Bentelan al giorno, quelle che prendono i ciclisti "che non si dopano". Certo che il fiatone si faceva sentire lo stesso.Nella discesa dalle Ande, a 4.000 m di altitudine, abbiamo trovato un pauroso incidente: una intera famiglia con il fuoristrada capovolto a causa di una enorme buca (Le Strade Hanno vari nomi ma Il più appropriato rimane "Carrettera") è finito proprio in una canaletta di cemento. Il papà e la sorella maggiore, rimasti illesi, ci hanno chiesto di trasportare i familiari feriti all'ospedale di Nazca, che distava da lì 80 chilometri. Abbiamo caricato i 4, uno lo abbiamo steso sul corridoio, la mamma colpita alla testa perdeva molto sangue, e uno dei ragazzi ci è sembrato molto grave. Il papà è rimasto sul luogo dell'incidente in attesa della polizia. La strada era molto tortuosa, sconnessa e scendeva da 4.000 a 1.500 metri. Siamo arrivati in circa due ore.Quel giorno Jambo ha fatto da ambulanza A Lima dei peruani ci hanno detto che in casi del genere si rifiutano di trasportare i feriti e così ci hanno ricordato che lo stesso comportamento cinico lo hanno i cinesi imitati dal capogruppo del nostro viaggio in Cina, che pur frantumando gli occhiali di un ferito grave che giaceva in mezzo alla strada, non si è degnato di fermarsi.
Visitata Lima, L'Antica Chan Chan, il Museo Archeologico Bruning e quello delle Tumbas Reales del Signore di Sipan, alla morte del quale i suoi collaboratori hanno fatto a gara per essere sepolti vivi, assieme à lui, per primi. Passando per la costa del Pacifico peruana siamo entrati in Ecuador.
L'incidente - Ambulanza Jambo - Pellicano
Il condor - peruani Bimbi - Ristorante

Una veduta del lago Titi-caca


L'Ecuador è stato per noi una grande sorpresa: il paesaggio è molto diverso da quello peruano, molto verde, case ben costruite, ben tenute, tinteggiate, auto di recente costruzione e molte private, solo un tipo di taxi, ambienti ordinati e luoghi commerciali puliti.Dal 2001la moneta in vigore è il dollaro statunitense e sono adottati i pesi e le misure americane. Il comportamento delle persone non è, invece, cambiato molto: non ostiche e apatiche come i peruani, ma alquanto indifferenti e contrarie al contatto umano. Qui G. Carlo, nauseato dal loro comportamento perchè quando scendeva dal camper o si nascondevano o chiedevano soldi per essere fotografati, ha smesso di fotografare sperando di trovare nuove situazioni.Secondo noi in questo paese c'è un benessere diffuso anche se non mancano sacche di povertà e situazioni del vivere alla giornata come abbiamo potuto riscontrare nella zona di Esmeraldas, sul Pacifico.
Abbiamo visitato Cuenca, Viche, Esmeraldas, Atacames, la metà del Mondo, Quito, Otavalo e Tulcan. Siamo andati a salutare le suore Salesie di Viche, con l'indimenticabile suor Paola, quelle di Otavalo con l'energica istriana madre superiora Suor Arcangela. Le visite alle Suore Salesie sono fatte perchè G. Carlo ha due cugine salesie, suor Alfredina Michelotto che opera presso il Vescovado di Padova e sua sorella Suor Marilena che è superiora della Casa Madre dell'Ordine Nella sede di S. Croce. Per desiderio dell'amico Cesare Pastore, siamo andati ad Atacames a trovare e conoscere Suor Aurelia, Superiora delle Domenicane di Prato e ad Esmeraldas abbiamo portato a Don Giulio Scarparo i saluti del nipote Giorgio Poletto, edicolante di Limena. Poi a Tulcan, città di frontiera dalla quale siamo passati in Colombia, siamo stati ospiti di Padre Giuseppe Alberti di Ospedaletto Euganeo che è stato a Limena vice parroco di don Lino negli anni 85-86 A Tulcan è direttore del Semimario, fondato con il contributo della diocesi di Padova. In questa occasione abbiamo conosciuto la meravigliosa Suor Natalina, di 81 anni, che ha dedicato la sua vita al servizio dei carcerati, e che sta per rientrare definitivamente in Italia, nella casa delle suore di Brendola dove assisterà le sue colleghe inferme e bisognose. A tutti e a tutte, grazie, grazie per la affettuosa ospitalità.
Accoglienza del Nord Ecuador - Otavalo: Il Mercato

Animali Mercato - La "metà del mondo"


In questo aggiornamento abbiamo messo pochissime fotografie dei luoghi visitati. Alla fine della visita del Sud America, cioè dopo la Colombia ed il Venezuela, faremo delle ns.considerazioni ed inseriremo le fotografie degli incontri avvenuti negli ultimi tempi.
Dal Machu Picchu, simbolo del Sud America, un bacione fortissimo a Eleonora, a Giulia, a Liana e Fabio, a Luigi e Teresa, Elisa e Luigi, a Lele, a Gegè, a Pietro, a Paolo, a Ornella, a Michele, a Laura e Simone, a Lisa, a Marco, a Zia Ada, a Giulio e Valli, a Leonardo, a Lorena, Giuseppe e Patrizia, a Ilenia, a Mauro, a Gerri e Debora, alla sorellina e Riccardo, a zia Melina, a Piero e Antonella, a Giorgia, a Corrado, a zia Evelina , a tutti i Michelotto, a tutti gli altri parenti, a tutti gli amici, a tutti i conoscenti e a tutti coloro che ci seguono.
Il nostro bacio a tutti